E' decollato ieri il supercomputer Ri.Sc., acronimo di ricerca scomparsi, il nuovo sistema in rete a disposizione delle forze di polizia che servirà a confrontare i dati biometrici delle persone scomparse - ovvero la misurazione delle variabili
fisiologiche, come le dimensioni del cranio e la conformazione dello scheletro, che permettono di identificare un individuo - con quelli dei cadaveri non identificati. L'iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione tra il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, prefetto Michele Penta, il dipartimento della Pubblica Sicurezza e il ministero della Giustizia. Come commenta il capo della Polizia Antonio Manganelli, questo progetto "pone il nostro Paese all'avanguardia sul piano internazionale" e consentirà "di avviare immediatamente le investigazioni già al momento della denuncia di scomparsa". La registrazione dei dati dello scomparso dovrà avvenire infatti entro 72 ore dalla denuncia. Al sistema potranno accedere la polizia scientifica e tutte le forze dell'ordine. La procedura prevede l'inserimento nel Ri.Sc. della scheda sulla persona scomparsa che viene poi confrontata con quelle contenenti i dati dei cadaveri non identificati, producendo una lista di compatibilità, ovvero una serie di ipotesi di corrispondenza secondo una scala di valori che va da scarso a ottimo. Il sistema conterrà anche le schede degli scomparsi del passato. Il Ri.Sc. avrà sede al Centro elettronico nazionale (CEN) di Napoli e, afferma Manganelli, "è pronto per essere interfacciato con la banca dati del DNA", prevista dall'accordo di Prüm ratificato dal Parlamento italiano. In Italia il fenomeno delle persone scomparse ha dimensioni rilevanti e coinvolge migliaia di famiglie. Secondo i numeri dell'Ufficio del Commissario straordinario del Governo le persone scomparse dal 1974 a oggi sono oltre 25mila, di cui più di 10mila minori, mentre i cadaveri non identificati ammontano a circa 800.
Fonte: Polizia di Stato
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