Il caffè della mafia imposto ai bar che avrebbero acquistato partite di qualità inferiore rispetto al prodotto medio temendo ritorsioni. E' uno degli aspetti che emerge da una indagine della guardia di finanza a Palermo, denominata coffee break. Su disposizione del gip che ha accolto la richiesta della Procura, i finanzieri hanno sequestrato 5 società per un valore di oltre 4 milioni di euro: due nel settore del commercio all'ingrosso di caffè, due bar e una palestra, riconducibili a un pluripregiudicato, ritenuto, in passato, uomo di fiducia di Totò Riina e condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa. Dalle indagini, dirette dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Dario Scaletta, è emerso che l'imprenditore ha attribuito a prestanome le attività commerciali sequestrate, mentre in realtà le continuava a gestire direttamente. Sono state denunciate 11 persone per concorso in trasferimento fraudolento di valori. Per sfuggire ai controlli l'uomo, secondo gli investigatori, cambiava continuamente i soci delle aziende, ne chiudeva alcune per aprirne poco dopo altre.
Via: Tg1 Rai
Foto da video: Pupia
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