"A risorse invariate sarebbe quanto mai indispensabile porre mano a una più ampia e penetrante opera di depenalizzazione degli illeciti minori, sottraendoli alla macchina del processo che andrebbe riservata ai reati più gravi". Questo l'auspicio fatto dal presidente della corte d'appello di Roma, Giorgio Santacroce, in un passaggio della sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Il magistrato sottolinea che "altrettanto condivisi sono la necessità di un diritto penale minimo, con pene alternative alla detenzione, efficaci quanto e forse più del carcere, e uno studio, finalmente deciso e convinto, sulla possibilità di introdurre temperamenti dell'obbligatorietà dell'azione penale". Il "vizio d'origine" è la "tendenza della politica a strumentalizzare ogni criticità socio-economica trasformando in reato ogni fatto che abbia un minimo disvalore sociale, allestendo un processo e applicando una pena". Così il presidente Giorgio Santacroce ripete che in un sistema di azione penale obbligatoria "si finisce per affidare all'iniziativa dei pubblici ministeri la risposta ad ogni problema sociale (dalla malattia mentale all'immigrazione, fino alla lotta alla droga), inceppando un meccanismo processuale che già non funziona, per finire poi col lamentarsi dell'eccesso di potere della magistratura inquirente".
Fonte: TMNews
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