Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano verrà ascoltato come testimone nel nuovo processo per la strage di via D'Amelio, in cui morirono il giudice
Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta, che si è aperto ieri davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta. A deciderlo sono stati i giudici che hanno così accolto la richiesta avanzata dall'avvocato Fabio Repici, legale di
Salvatore Borsellino, il fratello del giudice, che si è costituito parte civile. Secondo il legale Napolitano, che all'epoca della strage era
presidente della Camera, proprio per il suo ruolo "era un osservatore privilegiato di quanto avveniva nei palazzi del potere". Secondo Repici Napolitano va sentito anche sulla base di quanto il capo dello Stato ha scritto in una lettera alla figlia dell'ex presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro. "Il capo dello Stato - ha sottolineato l'avvocato - ha detto di avere accompagnato Scalfaro nei momenti decisivi nel tragico biennio delle stragi di mafia". Però Napolitano, come stabilito dalla Corte d'Assise, non potrà essere sentito sulle
intercettazioni telefoniche registrate tra lui e l'ex presidente del Senato Nicola Mancino. Imputati del processo sono i boss mafiosi Vittorio Tutino, Salvo Madonia, ma anche i falsi pentiti Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. Il processo è stato rinviato al 26 marzo.
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