I carabinieri della compagnia di Giugliano in Campania hanno catturato il latitante Andrea Chianese, 40 anni, ritenuto uno degli elementi di spicco del clan camorristico "Amato Pagano". I carabinieri hanno organizzato i servizi per la sua cattura
circondando uno stabile in via Cilea a Calvizzano (Napoli) e facendo irruzione nel palazzo. L'uomo è stato sorpreso nel sonno in una mansarda al quarto piano; il suo rifugio era stato attrezzato a palestra e riempito con tantissime macchine per il fitness. Nel locale sono state trovate anche diverse foto di persone della sua famiglia. Ricercato dal 19 maggio 2009, Andrea Chianese era destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 30 marzo 2009 dal gip di Napoli per associazione di tipo mafioso e per aver partecipato dal marzo 2006 al febbraio 2009 a delitti contro la persona e contro il patrimonio nonché a reati finanziari (omicidi, estorsioni, detenzione porto illegali di armi, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di delitto). Tutte attività che, secondo gli investigatori, aveva svolto nei comuni di Melito e Mugnano per portare avanti gli affari illeciti del citato sodalizio criminale. Mentre sono ancora in corso accertamenti per verificare la riconducibilità dell'abitazione, il boss è stato condotto nel centro penitenziario di Secondigliano.
circondando uno stabile in via Cilea a Calvizzano (Napoli) e facendo irruzione nel palazzo. L'uomo è stato sorpreso nel sonno in una mansarda al quarto piano; il suo rifugio era stato attrezzato a palestra e riempito con tantissime macchine per il fitness. Nel locale sono state trovate anche diverse foto di persone della sua famiglia. Ricercato dal 19 maggio 2009, Andrea Chianese era destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 30 marzo 2009 dal gip di Napoli per associazione di tipo mafioso e per aver partecipato dal marzo 2006 al febbraio 2009 a delitti contro la persona e contro il patrimonio nonché a reati finanziari (omicidi, estorsioni, detenzione porto illegali di armi, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di delitto). Tutte attività che, secondo gli investigatori, aveva svolto nei comuni di Melito e Mugnano per portare avanti gli affari illeciti del citato sodalizio criminale. Mentre sono ancora in corso accertamenti per verificare la riconducibilità dell'abitazione, il boss è stato condotto nel centro penitenziario di Secondigliano.
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