Ariel Castro non uscirà mai più dal carcere. L'ex-autista di autobus di Cleveland che per dieci anni ha tenuto segregate in casa sua tre ragazze è stato condannato all'ergastolo senza possibilità di libertà condizionata. A questo si aggiungono altri mille simbolici anni di prigione. Inoltre, Castro non potrà vedere la figlia e non potrà cercare alcun contatto con le vittime. Durante l'udienza in tribunale, Castro, si è dichiarato colpevole di 937 dei 977 capi d'accusa e ha accettato di patteggiare evitando la condanna a morte. "La maggior parte dei rapporti sessuali con le tre ragazze era consensuale" - ha affermato colui che è stato soprannominato "il mostro di Cleveland". "Non sono un mostro, sono malato - ha detto -. Credo di essere drogato di porno al punto da diventare impulsivo e non mi rendo conto che quanto faccio è sbagliato". Castro ha parlato dopo l'intervento di Michelle Knight, 32 anni, l'unica presente in aula delle tre vittime, liberate dopo che una di loro è riuscita a scappare e ha dato l'allarme. "D'ora in poi, non ti lascerò influenzare il mio modo di essere - ha detto -. Io continuerò a vivere, tu morirai poco a poco. Ho trascorso 11 anni all'inferno. Ora sta iniziando il tuo inferno". Le altre due vittime, Amanda Berry, 27 anni, che ha una figlia di sei anni nata durante la prigionia, e Gina DeJesus, 23 anni, non sono comparse in aula, ma al loro posto c'erano alcuni parenti.
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