Napoli, dopo 40 anni scoperto il killer ma non è più imputabile - video

"Ne bis in idem"; vuol dire che nessuno può essere processato per un o stesso reato due volte. Per questo, Domenico Zarrelli non andrà in carcere, anche se fosse definitivamente confermato il suo coinvolgimento nella strage di via Caravaggio, a Napoli. Era il 1975 quando un killer
trucidò un'intera famiglia: Domenico Santangelo, 54 anni, capitano di marina mercantile in pensione, la sua seconda moglie, l'ostetrica Gemma Cenname, di 50 anni e Angela Santangelo, figlia 19enne del marittimo. I sospetti ricaddero subito su Zarrelli, nipote dell'ex capitano, ma nonostante la condanna in primo grado, alla fine l'imputato fu assolto con formula piena e addirittura risarcito dallo Stato. C'erano però dei reperti, dei mozziconi di sigaretta, che all'epoca furono repertati solo per identificarne la marca ma che, oggi, a distanza di quasi 40 anni, sono stati nuovamente analizzati dalla polizia scientifica che - grazie al Dna - ha isolato su di essi tracce di saliva, appartenenti proprio a Domenico Zarrelli, il principale indiziato dell'epoca che tuttavia, ora, non è più imputabile. Tutto nasce da un esposto anonimo spedito in procura nell'ottobre 2011. Poco dopo il procuratore aggiunto delegò alla polizia scientifica di Napoli e del servizio centrale di Roma le indagini sui reperti. I poliziotti recuperarono nei depositi del Tribunale gli scatoloni con gli oggetti rinvenuti nella casa di via Caravaggio.


Fonte: TMNews

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