Le indagini sul rogo che ha devastato il monte Saretto, nel comune salernitano di Sarno, hanno stretto il cerchio su sei giovanissimi, alcuni minorenni, tutti del posto. I carabinieri di Nocera Inferiore stanno completando infatti l'identificazione dei sei
giovani, che secondo le prime indagini sarebbero responsabili dell'incendio. Due, di 16 e 17 anni, sono i giovani al momento indagati per incendio boschivo e disastro ambientale. Forse una "bravata", vista la loro giovane età, ma anche sul punto i militari stanno conducendo accertamenti, in coordinamento con la procura dei minori di Salerno e la procura del tribunale di Nocera Inferiore. I militari hanno rivolto la loro attenzione al gruppo di giovanissimi, tutti del posto, raccogliendo informazioni testimoniali mentre i sopralluoghi tecnici sul monte Saretto hanno accertato l'origine dolosa del rogo. Un rogo che ha costretto l'evacuazione di 200 persone e messo a rischio frane la zona. Già nel pomeriggio di sabato, le prime immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, le successive perquisizioni e le dichiarazioni, avevano indirizzato le indagini verso un gruppo di giovani, tutti appartenenti a famiglie conosciute in città. Avrebbero preso ispirazione dopo aver visto volare un elicottero dei Vigili del fuoco. Da lì, a seguire, avrebbero fatto ragionamenti sul lavoro dei caschi rossi e su quegli "straordinari" presi in caso di incendio. Poi la decisione di accendere il fuoco con un accendino. Tentando, poi, anche di spegnerlo maldestramente. È questo il contenuto delle confessioni fatte dal gruppo di giovanissimi (quattro minorenni e due maggiorenni) che lo scorso venerdì sera sono riusciti a mandare in fumo 20 ettari del monte Saretto a Sarno. Le fiamme alimentate dal forte vento si sono spente solo con l'arrivo dei Canadair. Mentre si continua con i sopralluoghi per intervenire bonificando alcune aree, sono già stati fissati incontri per valutare gli interventi di messa in sicurezza. L'area, infatti, è ora rischio idrogeologico con possibili colate rapide di fango in caso di forti piogge. Un incubo che richiama alla memoria l'alluvione del maggio 1998.
Fonti: AskaNews
Via: Il Mattino
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