Nocera, la confessione dell'infermiera: volevo un figlio maschio

È durato dieci ore l'incubo del piccolo Luca, il neonato rapito nel primo pomeriggio di lunedì dall'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore da una donna, infermiera di 42 anni in servizio al Cardarelli di Napoli e madre di due figli. L'infermiera si
trova adesso in isolamento nel carcere Fuorni di Salerno. La donna è stata sottoposta alla visita di primo ingresso e, visto il suo stato confusionale e di prostrazione la direzione dell' istituto di pena ha disposto nei suoi confronti la sorveglianza a vista. Ogni cinque-dieci minuti, quindi, una agente di polizia penitenziaria controlla la cella attraverso lo spioncino. Anche al personale del carcere la donna ha ripetuto: «L'ho fatto perché ho due figlie femmine, volevo un maschio». L'infermiera aveva abortito da pochi giorni e aveva organizzato il rapimento lucidamente: voleva dimostrare al suo compagno di aver avuto un figlio maschio. Secondo quanto trapela il movente del rapimento sarebbe proprio il tentativo di dimostrare all'uomo che amava -ma con il quale evidentemente non conviveva - di aver avuto un figlio da lui. L'infermiera ha dunque simulato di aver partorito nei giorni scorsi, sostenendo con l'uomo di essere stata in ospedale appunto per il parto. A lui aveva chiesto proprio ieri una visita a casa: così in mattinata aveva rapito il piccolo Luca dalla stanza di sua madre, poche ore dopo il parto, e lo aveva portato a casa sua, spacciandolo per suo figlio. La donna avrebbe anche detto alle sue figlie, una minorenne e una maggiorenne, di dover accudire il neonato perchè la madre non era stata bene. Un racconto al quale i suoi familiari avevano creduto. Ed è stato riattivato intorno alle 15 di ieri pomeriggio il sistema di videosorveglianza del reparto di neonatologia dell'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore (Salerno). Lo ha detto il responsabile della terapia intensiva neonatale del nosocomio, Norberto Nosadi.

Via: Il Mattino

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