A Mapello, in provincia di Bergamo, i lavori nel cantiere per la realizzazione del centro commerciale, salito all'onore delle cronache per la vicenda della scomparsa e dell'omicidio di Yara Gambirasio, proseguono alacremente. Tra un anno o giù di lì, il complesso deve essere inaugurato. Quando nel 2010 cominciarono i lavori, le terre di risulta per la realizzazione delle fondamenta, in un'area in cui un tempo esisteva un'ex raffineria Sobea, sono finite in provincia di Brescia. Più precisamente alla cava Macogna, tra Travagliato, Cazzago San Martino e Berlingo, tre centri a ridosso della Franciacorta. Il 16 giugno scorso durante l'autopsia eseguita sul corpo di Yara, nei suoi polmoni sono state trovate tracce della tipica polvere che si respira sui cantieri edili. L'area di Mapello, nella quale è stato perso tanto tempo durante le fasi di ricerca della ragazza, è tornata quindi d'attualità. Su quel luogo, però, sono molte le ombre che cominciano ad addensarsi. Nel febbraio di quest'anno il Gico (Gruppo investigativo criminalità organizzata) della Guardia di Finanza e gli uomini del Nita (Nucleo interforze tutela ambientale) di Brescia, su mandato dei magistrati Paolo Savio e Michele Stagno della Dda - competente in materia per reati ambientali - hanno sequestrato diversi ettari della Macogna. Tredici persone risultano indagate, per traffico e smaltimento di rifiuti non pericolosi.
Via: Il Fatto Quotidiano
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