Non fu una bomba, nè un cedimento strutturale: a causare la caduta del Dc9 Itavia al largo dell'isola di Ustica, il 27 giugno 1980, portando con sè le 81 persone a bordo, fu una vera e propria operazione militare in corso sui cieli del Tirreno quella sera. E' questa la conclusione alla quale sono giunti i giudici della Terza sezione civile di Palermo, che hanno depositato le motivazioni della sentenza con cui pochi giorni fa hanno condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti, a risarcire con 100 milioni di euro i familiari delle vittime. Secondo i magistrati il velivolo, partito da Bologna e diretto a Palermo, si trovò suo malgrado coinvolto in un'operazione di attacco, compiuto da parte di due caccia, i quali avevano come bersaglio un terzo aereo militare che viaggiava vicino a quello civile per non essere rilevato dalle strumentazioni radar. Il Dc 9 dell'Itavia, la sera del 27 giugno 1980 in volo da Bologna a Palermo, dunque, attraversò un corridoio di guerra e per questa ragione cadde in mare, all'altezza dell'Isola di Ustica. Il giudice esclude il "cedimento strutturale del velivolo" o la "bomba a bordo basandosi sulle perizie svolte nell'ambito di altre inchieste. I ministeri sono stati condannati per non aver protetto le vite dei passeggeri e dell'equipaggio e per una serie di depistaggi.
Via: TMNews
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