Stato-mafia, Consulta: distruggere intercettazioni a capo dello Stato

La Consulta ha accolto il ricorso del presidente della Repubblica che aveva sollevato il conflitto di poteri con la procura di Palermo sulle sue conversazioni telefoniche con l'ex ministro Nicola Mancino. Di conseguenza, le intercettazioni in questione, mai rese
pubbliche, dovranno essere distrutte. Le motivazioni della decisione saranno pubblicate a gennaio, prima che scada il mandato della presidenza della Consulta di Alfonso Quaranta. ''Le decisioni della Consulta non si commentano'', dichiara Francesco Messineo, procuratore capo di Palermo. Anche dal Quirinale non ci sono reazioni in attesa di conoscere nel dettaglio le motivazioni della sentenza. ''Vado avanti nel mio lavoro con la coscienza tranquilla ritenendo di aver sempre agito nel pieno rispetto della legge e della Costituzione'', commenta il pm Nino Di Matteo, tra i magistrati titolari dell'indagine sulla presunta trattativa Stato-mafia. Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto della Procura di Palermo, rilascia una dichiarazione dal Guatemala, dove ora lavora su incarico dell'Onu: ''Sono profondamente amareggiato. Le ragioni della politica hanno prevalso su quelle del diritto. La sentenza della Corte costituzionale rappresenta un brusco arretramento rispetto al principio di uguaglianza e all'equilibrio fra i poteri dello Stato".

Via: ASCA
Foto dal web

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