E' crisi aperta per il governo guidato da Enrico Letta. I ministri del Pdl si sono dimessi in blocco, accogliendo l'invito che pochi minuti prima Silvio Berlusconi aveva rivolto loro con una nota. "L'ultimatum lanciato dal premier e dal Partito Democratico agli alleati di
governo sulla pelle degli italiani, appare irricevibile e inaccettabile - aveva scritto il leader del Pdl - la decisione di congelare l'attività di governo, determinando in questo modo l'aumento dell'Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori in campagna elettorale". Sono bastati pochi minuti perché arrivasse la conferma del ministro dell'Interno e vicepremier Angelino Alfano: la delegazione del Pdl al governo si è dimessa, senza aspettare che Letta arrivasse in aula per verificare con un voto parlamentare la fiducia al suo esecutivo. A evitare le dimissioni non è servito il monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da Napoli aveva espresso un chiaro no alla campagna elettorale permanente: non serve "che il Parlamento ogni tanto si sciolga - aveva detto il Capo dello Stato - non abbiamo bisogno di campagne elettorali a getto continuo, ma di continuità". Parole alle quali il Popolo delle Libertà si è mostrato sordo. La decisione di Silvio Berlusconi è giunta dopo un pranzo ad Arcore con la figlia Marina e i falchi del partito, sempre più attraversato da tensioni.
governo sulla pelle degli italiani, appare irricevibile e inaccettabile - aveva scritto il leader del Pdl - la decisione di congelare l'attività di governo, determinando in questo modo l'aumento dell'Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori in campagna elettorale". Sono bastati pochi minuti perché arrivasse la conferma del ministro dell'Interno e vicepremier Angelino Alfano: la delegazione del Pdl al governo si è dimessa, senza aspettare che Letta arrivasse in aula per verificare con un voto parlamentare la fiducia al suo esecutivo. A evitare le dimissioni non è servito il monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da Napoli aveva espresso un chiaro no alla campagna elettorale permanente: non serve "che il Parlamento ogni tanto si sciolga - aveva detto il Capo dello Stato - non abbiamo bisogno di campagne elettorali a getto continuo, ma di continuità". Parole alle quali il Popolo delle Libertà si è mostrato sordo. La decisione di Silvio Berlusconi è giunta dopo un pranzo ad Arcore con la figlia Marina e i falchi del partito, sempre più attraversato da tensioni.
Via: TMNews
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