Preghiere islamiche in tuta mimetica a pochi metri dal tempio dell'"ora et labora", l'abbazia benedettina di Monte Cassino. È qui, infatti, tra Lazio e Campania che l'Esercito italiano sta addestrando alcune reclute dell'Esercito libico. Sono circa 400 uomini,
l'avanguardia dei circa 10mila soldati che ogni anno verranno addestrati nell'ambito di un programma di formazione della Nato: 2mila in Italia, 2mila in Gran Bretagna e 6mila negli Stati Uniti. I dettagli li spiega il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore dell'esercito Italiano. "E' molto importante - dice - e si propone di supportare la libera Libia nel creare delle forze armate efficienti che siano un riferimento per la democrazia e la sicurezza". Alcuni di questi soldati provengono dalle fila dei ribelli anti-Gheddafi ma molti sono alle prime armi. Il loro addestramento rientra nei piani della Nato per la ricostruzione del Paese e per creare forze armate efficienti e indipendenti. Le reclute hanno tempo per le loro preghiere e menù adatti al loro credo religioso e alcuni istruttori italiani come il capitano Francesca Giardulli, parlano la loro lingua. "Sono dei ragazzi civili - spiega - molti non hanno esperienza in ambito militare e di conseguenza bisogna addestrarli come fossero dei neofiti". Prima di autorizzare l'ingresso delle reclute sul territorio nazionale sono state fatte accurate indagini per evitare problemi di sicurezza.
l'avanguardia dei circa 10mila soldati che ogni anno verranno addestrati nell'ambito di un programma di formazione della Nato: 2mila in Italia, 2mila in Gran Bretagna e 6mila negli Stati Uniti. I dettagli li spiega il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore dell'esercito Italiano. "E' molto importante - dice - e si propone di supportare la libera Libia nel creare delle forze armate efficienti che siano un riferimento per la democrazia e la sicurezza". Alcuni di questi soldati provengono dalle fila dei ribelli anti-Gheddafi ma molti sono alle prime armi. Il loro addestramento rientra nei piani della Nato per la ricostruzione del Paese e per creare forze armate efficienti e indipendenti. Le reclute hanno tempo per le loro preghiere e menù adatti al loro credo religioso e alcuni istruttori italiani come il capitano Francesca Giardulli, parlano la loro lingua. "Sono dei ragazzi civili - spiega - molti non hanno esperienza in ambito militare e di conseguenza bisogna addestrarli come fossero dei neofiti". Prima di autorizzare l'ingresso delle reclute sul territorio nazionale sono state fatte accurate indagini per evitare problemi di sicurezza.
Fonte: TMNews
Video: AFP
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