Sette egiziani, compreso un minorenne, sono stati fermati dalla squadra mobile della Questura di Ragusa perché ritenuti gli scafisti del natante, con 281 persone a bordo soccorso in mare da una nave militare che ha poi sbarcato i migranti ieri a Pozzallo. Tra loro c'è
anche un intero nucleo familiare: il padre, ritenuto il "comandante", e tre suoi figli, uno dei quali ha 14 anni. Tutti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Dalle risultanze investigative è emerso chiaramente che questo viaggio verso le coste italiane era stato organizzato sia da cittadini libici che egiziani ed il ruolo predominante era quello della famiglia Hameda che aiutata da altri tre soggetti ha potuto speculare sulla vita dei migranti, operazione che se non fossero stati arrestati avrebbe fruttato loro centinaia di miglia di euro. Il comandante del peschereccio unitamente al figlio più grande avevano avuto problemi di varia natura con la legge italiana, questo lo ha portato, durante la traduzione in lingua araba fatta da un interprete della Polizia Giudiziaria, a sorridere durante la lettura e volgendo il capo verso il resto dell'equipaggio ha proferito testuali parole: "non vi preoccupate tanto in Italia non c'è legge e non si paga nulla. Io in Italia ho commesso di tutto e solo una volta sono andato a finire in carcere rimanendovi per pochi giorni, poi mi hanno mandato in Egitto".
anche un intero nucleo familiare: il padre, ritenuto il "comandante", e tre suoi figli, uno dei quali ha 14 anni. Tutti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Dalle risultanze investigative è emerso chiaramente che questo viaggio verso le coste italiane era stato organizzato sia da cittadini libici che egiziani ed il ruolo predominante era quello della famiglia Hameda che aiutata da altri tre soggetti ha potuto speculare sulla vita dei migranti, operazione che se non fossero stati arrestati avrebbe fruttato loro centinaia di miglia di euro. Il comandante del peschereccio unitamente al figlio più grande avevano avuto problemi di varia natura con la legge italiana, questo lo ha portato, durante la traduzione in lingua araba fatta da un interprete della Polizia Giudiziaria, a sorridere durante la lettura e volgendo il capo verso il resto dell'equipaggio ha proferito testuali parole: "non vi preoccupate tanto in Italia non c'è legge e non si paga nulla. Io in Italia ho commesso di tutto e solo una volta sono andato a finire in carcere rimanendovi per pochi giorni, poi mi hanno mandato in Egitto".
Fonte: L'Unione Sarda
Via: Sud Press
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