Si chiama "Key crime" (chiave del reato) il software sviluppato da due poliziotti dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Milano. E' l'ultima frontiera nella lotta alla criminalità, la cosiddetta "predictive policing". Il sistema, basato sul rilevamento, analisi e comparazione di dati statistici, fornisce elementi utili sulla ricorrenza dei reati in relazione a tempi, luoghi e modalità con cui potrebbero essere commessi. Questa tecnologia che simula ragionamenti umani e utilizzata dal 2007, permette di raccogliere i dati degli episodi criminosi, di confrontarli tra loro per ricercare analogie e individuare il colpevole. I dati utili all'analisi sono non solo la connotazione geografica, le testimonianze "a caldo" della vittima e dei testimoni, i filmati, le foto, la descrizione fisica e l'abbigliamento di chi compie il reato e le vie di fuga dopo il colpo. Ma anche le risposte che le vittime e i testimoni meno coinvolti nel fatto danno agli investigatori a distanza di 12-24 ore dall'accaduto. Le firme criminali scoperte negli ultimi due anni sono state molte. Il software fornisce elementi alle indagini in numero superiore anche rispetto al "CompStat", un software utilizzato dai poliziotti americani. Il Key crime, al quale l'Fbi guarda con interesse, permette ogni volta che viene arrestato un rapinatore di attribuirgli anche altri colpi rimasti a carico di ignoti (l'ultimo il mese scorso).
Via: Polizia di Stato
Foto dal video
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