Quarantatré minuti di agonia per riaprire, ancora una volta, il dibattito sulla pena di morte. Martedì, l'esecuzione di un condannato, Clayton Lockett, 38 anni, è terminata solo dopo una lunga sofferenza, quando l'uomo, in seguito a una serie di urla di dolore, è infine deceduto per un attacco di cuore. Un'altra esecuzione, in programma subito dopo, è stata rinviata di 14 giorni. Dopo la prima iniezione di midazolam - nel nuovo protocollo a tre iniezioni adottato dallo Stato - l'uomo è stato dichiarato privo di sensi. Pochi minuti dopo, però, ha cominciato a muoversi e a urlare. Probabilmente una vena si è rotta e il farmaco non ha avuto effetto. A questo punto - hanno raccontato i testimoni - Clayton - colpevole di aver sparato a una ragazza di 19 anni e poi averla seppellita viva - avrebbe tentato inutilmente di sollevarsi con uno scatto, mentre il suo lamento di dolore era sempre più forte. L'uomo è poi morto per arresto cardiaco dopo un urlo finale, 43 minuti dopo l'inizio della procedura. La governatrice dell'Oklahoma, Mary Fallin, ha chiesto al dipartimento competente di condurre un'indagine sulle procedure seguite durante l'esecuzione e per capire cosa sia successo. Il Comitato diritti umani delle Nazioni Unite e il Comitato contro la tortura hanno entrambi già invitato gli Stati Uniti a rivedere i loro metodi di esecuzione al fine di prevenire dolore e sofferenza.
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