La Dia di Agrigento ha sequestrato e confiscato beni per oltre 6 milioni e mezzo di euro su disposizione del Tribunale-sezione misure di prevenzione in base alle indagini coordinate dalla Procura di Palermo. I provvedimenti hanno colpito i beni riconducibili
al noto boss mafioso Giuseppe Falsone, 44enne da Campobello di Licata, detenuto e già ritenuto il capo di cosa nostra nella provincia di Agrigento; a Giovanni Marino, imprenditore 47 enne, già condannato per il reato di trasferimento fraudolento di valori; Giuseppe Capizzi, 45enne di Ribera, coniugato, uomo d'onore ed elemento di spicco della locale famiglia mafiosa; all'imprenditore Ferdinando Bonanno 73enne, nativo di Regalbuto e residente a Ragalna, deceduto lo scorso mese di marzo 2014. Tra i beni colpiti: un'impresa di coltivazione di cereali e all'allevamento di animali, dove sono stati sequestrati 347 capi, tra cui bovini, suini, ovini e caprini; tredici fabbricati e un terreno agricolo nel comune di Campobello di Licata (AG); un'autovettura; un'impresa con sede a Ribera di colture miste viticole, olivicole e frutticole, e due terreni in provincia di Agrigento nonché il saldo attivo di un conto corrente acceso presso un istituto di credito di Ribera; partecipazioni azionarie, quote societarie, una ditta di commercio di casalinghi, cristalleria e vasellame; il saldo attivo di 27 rapporti bancari.
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