Trentadue anni fa a Palermo la mafia uccideva il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro, e l'agente di scorta Domenico Russo. Il delitto, per il quale furono condannati tra gli altri il boss corleonese Totò Riina, Pino Greco e
Antonino Madonia, rappresentò la volontà delle cosche di alzare il tiro nella lotta allo Stato, e avvenne poco più di 100 giorni dopo l'arrivo del generale nel capoluogo siciliano. In via Isidoro Carini si è ritrovato il presidente del Senato, Pietro Grasso. "Penso che oggi sia difficile che qualcuno delle istituzioni resti solo, perché c'è anche la società civile. Ci sono i giovani di Libera, di Addiopizzo, abbiamo movimenti sociali e culturali proprio qui a Palermo che fanno onore a questi uomini, e dobbiamo continuare su questa strada". Come tante altre pagine oscure della storia repubblicana, anche quella dell'omicidio Dalla Chiesa, ancora oggi non risparmia colpi di scena. In alcune recenti intercettazioni di Totò Riina, infatti, il boss racconta al compagno d'ora d'aria, Alberto Lorusso, particolari inquietanti. Tra questi il fatto che dopo la morte del generale, qualcuno sarebbe andato a villa Pajno, residenza palermitana di Dalla Chiesa, e avrebbe sottratto dalla cassaforte dei documenti importanti. A differenza di Riina, che non si sofferma sugli autori del furto, un anonimo indica in un sottufficiale dell'Arma il responsabile della scomparsa delle carte.
Antonino Madonia, rappresentò la volontà delle cosche di alzare il tiro nella lotta allo Stato, e avvenne poco più di 100 giorni dopo l'arrivo del generale nel capoluogo siciliano. In via Isidoro Carini si è ritrovato il presidente del Senato, Pietro Grasso. "Penso che oggi sia difficile che qualcuno delle istituzioni resti solo, perché c'è anche la società civile. Ci sono i giovani di Libera, di Addiopizzo, abbiamo movimenti sociali e culturali proprio qui a Palermo che fanno onore a questi uomini, e dobbiamo continuare su questa strada". Come tante altre pagine oscure della storia repubblicana, anche quella dell'omicidio Dalla Chiesa, ancora oggi non risparmia colpi di scena. In alcune recenti intercettazioni di Totò Riina, infatti, il boss racconta al compagno d'ora d'aria, Alberto Lorusso, particolari inquietanti. Tra questi il fatto che dopo la morte del generale, qualcuno sarebbe andato a villa Pajno, residenza palermitana di Dalla Chiesa, e avrebbe sottratto dalla cassaforte dei documenti importanti. A differenza di Riina, che non si sofferma sugli autori del furto, un anonimo indica in un sottufficiale dell'Arma il responsabile della scomparsa delle carte.
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