Nel 2013 il 28,4% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale. Lo ha rilevato l'Istat nel suo report annuale su reddito e condizioni di vita. Secondo l'Istat al sud il dato raddoppia. Rispetto al 2012, l'indicatore è diminuito di 1,5 punti
percentuali, ma a livello nazionale. Il rischio di povertà o esclusione sociale ha mostrato la diminuzione più accentuata al Centro e al Nord, mentre nel Mezzogiorno, si è registrata una diminuzione del 3,7%, e il valore si è attestato al 46,2% (più che doppio rispetto al resto del Paese). La metà delle famiglie italiane vive con 2.000 euro al mese, ma nelle isole e nelle regioni meridionali lo stipendio medio di un nucleo familiare l'anno scorso è stato di 1.663 euro. La diminuzione della grave deprivazione, rispetto al 2012, è determinata dalla riduzione della quota di individui in famiglie che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 16,8% al 14,2%), di coloro che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 42,5% al 40,3%) o non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 21,2% al 19,1%). Il rischio di povertà o esclusione sociale mostra la diminuzione più accentuata al Centro e al Nord (-7,7% e -5,9% rispettivamente), mentre nel Mezzogiorno, dove si registra una diminuzione del 3,7%, il valore si attesta al 46,2%.
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