I Carabinieri di Messina hanno fermato, su ordine della Dda, 6 italiani e 2 rumeni, con l'accusa di tentata riduzione in schiavitù. La complessa e delicata indagine si è dipanata tra la Sicilia, la Toscana, ove uno dei fermati poteva vantare solidi appoggi, e la Romania, consentendo ai
militari di sventare il tentativo ordito da alcuni pregiudicati della provincia di vendere un bambino, dopo averlo acquistato in Romania, ad una coppia della zona, animata dal desiderio di avere un figlio e che non ha esitato a pagare in contanti la somma di 30.000 euro per entrare in possesso del minore, invece di seguire la regolare procedura della richiesta di adozione. Il pagamento è avvenuto lo scorso 17 gennaio, al buio, in una zona impervia tra le montagne dei Nebrodi, con modalità che hanno testimoniato la sicura consapevolezza degli indagati di commettere un grave reato. Subito dopo una quinta persona ha iniziato le ricerche del bambino confacente ai desiderata dei committenti, dapprima nella Sicilia Occidentale in ambienti degradati e mal frequentati, appoggiandosi a pregiudicati di varie nazionalità, tuttavia sempre senza successo. Per questo motivo l'uomo ha lasciato la Sicilia, recandosi dapprima in Toscana e successivamente in Romania, dove è entrato in contatto con un pregiudicato brindisino ma domiciliato in Romania, che gli ha offerto il suo aiuto per muoversi in ambienti degradati delle periferie rumene. La ricerca è stata in questo caso fruttuosa, con l'individuazione in breve tempo di una famiglia disposta a "vendere" uno dei numerosi figli. L'aberrante commercio ha avuto la sua concretizzazione lo scorso 23 febbraio quando i due pregiudicati italiani, con la madre rumena del piccolo venduto come un oggetto, lo stesso minore ed uno dei suoi fratelli maggiorenni, sono partiti in auto dalla Romania alla volta della Sicilia. Il piano è stato tuttavia sventato dai Carabinieri appena il gruppo è sbarcato al porto di Messina.
Via: AskaNews
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