La strage turca di Suruç che lunedì scorso ha provocato la morte di trentadue persone in un centro culturale della città, al confine con la Siria, ha la firma dell'Isis, anche se non è ancora chiaro chi sia stato l'autore. Identificati trentuno corpi e ricordati con
manifestazioni e fiori, resta il trentaduesimo che potrebbe essere quello dell'attentatore. Il cadavere è irriconoscibile, ma addosso gli è stata trovata una carta d'identità attribuita a un turco di 20 anni, che secondo gli inquirenti potrebbe essere stato reclutato da una rete di jihadisti molto attiva in Turchia. La madre del giovane ha raccontato che il figlio era fuggito da sei mesi con il fratello ed era tornato una decina di giorni fa, poi di nuovo nessuna traccia. Il timore quindi è che abbia avuto legami con l'Isis e che sia lui il kamikaze di Suruç, un fatto che inizialmente è stato escluso perchè in molti avevano parlato di una ragazza, un'equivoco si suppone ora, nato perchè l'attentatore era nascosto dietro un velo integrale o quasi. L'attacco ha preso di mira il centro culturale di Suruç, dove erano riuniti degli attivisti filocurdi che avevano intenzione di attraversare il confine per collaborare alla ricostruzione di Kobane, devastata dai combattimenti dei mesi scorsi fra l'Isis e le milizie curde. Poche ore dopo l'attentato, il premier turco Ahmet Davutoglu ha puntato il dito contro lo Stato islamico.
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