La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo sull'esplosione avvenuta all'alba di giovedì davanti la Stazione dei Carabinieri a San Giovanni. Nel fascicolo, al momento contro ignoti, si ipotizza il reato di atto di terrorismo con ordigno esplosivo.
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Sulla vicenda indagano i militari del Nucleo Informativo e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e i Carabinieri del Ros. La "Cellula Santiago Maldonado" della Fai-Fri ha rivendicato l'attentato. "In tempi di pace sociale e di attendismo non c'è migliore risposta che l'azione. Uno stimolo, una continuità e uno scossone per svegliare chi dorme" si legge in un lungo messaggio pubblicato su un sito anarchico. "Abbiamo deciso di prendere in mano la nostra vita rompendo la pace opprimente che ci circonda. La notte del 6/7 dicembre - si legge nel testo della Fai - è stato collocato nella caserma dei carabinieri del quartiere San Giovanni, Roma, un termos acciaio con 1,6 kg di esplosivo. Le nostre attenzioni si sono riversate verso i principali tutori dell’ordine mortifero del capitalismo: le forze dell’ordine. Senza di esse i privilegi, le prepotenze, le ricchezze accumulate dai padroni sarebbero nulla. Perché hanno da sempre la funzione di reprimere, incarcerare, deportare, torturare, uccidere chi per scelta o necessità si ritrova al di fuori della loro legge". La bomba rudimentale dotata di timer è stato fatto esplodere, intorno alle 5.30, davanti al portone d'ingresso della Stazione in via Britannia 37. La deflagrazione non ha provocato feriti. Secondo quanto si è appreso, era composto da un contenitore metallico con dentro polvere pirica e innesco. A posizionarlo sul marciapiede davanti all'ingresso della caserma sarebbero state due persone incappucciate che sono poi fuggite.
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