Il generale Qassem Soleimani, capo dell'élite Quds Force della Guardia rivoluzionaria islamica iraniana (Irgc) e comandante del suo apparato di sicurezza regionale, è stato ucciso a seguito di un raid aereo americano all'aeroporto internazionale di Baghdad,
nelle prime ore di venerdì. La Casa Bianca ha precisato che l'ordine di colpire Soleimani è partito dal presidente Usa, Donald Trump, in una drammatica escalation di una già sanguinosa lotta tra Washington e Teheran per il dominio in tutta la regione. L'attacco, ha aggiunto il Pentagono, punta a essere un deterrente per futuri piani di attacco iraniani. Sono almeno 12 i militari morti nel raid, mentre diversi civili sarebbero rimasti feriti. La zona in cui è avvenuto l'attacco è stata isolata, ma l'aeroporto internazionale rimane operativo. L'attacco è avvenuto vicino alla base delle forze della coalizione a guida statunitense. Teheran ha confermato la morte di Soleimani. Il leader supremo dell'Iran, Ali Khamenei, ha ordinato tre giorni di lutto e dichiarato che gli Stati Uniti dovranno affrontare una "grave vendetta" per l'omicidio. Il presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha dichiarato: "Il martirio di Solimani renderà l'Iran più decisivo per resistere all'espansionismo americano e per difendere i nostri valori islamici. Senza dubbio, l'Iran e gli altri paesi in cerca di libertà nella regione si vendicheranno". Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha pubblicato su Twitter un video che mostra un corteo di persone danzare lungo una strada dopo il raid Usa. "Gli iracheni ballano in strada per la libertà; grati che il generale Soleimani non ci sia più", ha scritto Pompeo. A seguito dell'attacco, l'ambasciata Usa a Baghdad ha invitato i cittadini americani ad "abbandonare l'Iraq immediatamente", e a raggiungere altri paesi "per via aerea dove possibile", altrimenti via terra. Il Pentagono accusa la Forza Quds di essere responsabile della morte di centinaia di membri del servizio Usa e del ferimento di altre migliaia. Molti ritengono che Suleimani sia stata la seconda persona più potente in Iran, dietro a Khamenei e probabilmente davanti al presidente Rouhani e al capo della diplomazia Zarif. Attraverso un mix di operazioni di sicurezza e coercizione diplomatica, Suleimani è stato l'uomo chiave dell'influenza iraniana nella regione. La morte del generale lascia l'Iraq sull'orlo di una nuova impennata di violenza, con le mosse di Trump e le contromosse di Khamenei difficilmente prevedibili.
Fonte: The Guardian
Via: Aljazeera
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