Non è illegittimo estromettere Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, che ha ritenuto non fondate le questioni relative all'esclusione legislativa di Autostrade per l'Italia dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese
alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione del Ponte Morandi. La Corte Costituzionale ha esaminato nell'odierna camera di consiglio le questioni sollevate dal Tar della Liguria riguardanti numerose disposizioni del Decreto legge n. 109 del 2018 (cosiddetto Decreto Genova) emanato dopo il crollo del Ponte Morandi. Il Decreto ha affidato a un commissario straordinario le attività volte alla demolizione integrale e alla ricostruzione del Ponte nonché all'espropriazione delle aree a ciò necessarie. Inoltre, è stato demandato al commissario di individuare le imprese affidatarie, precludendogli di rivolgersi alla concessionaria Autostrade Spa (Aspi) e alle società da essa controllate o con essa collegate. Infine, il Decreto impugnato ha obbligato Aspi a far fronte ai costi della ricostruzione e degli espropri. La Corte ha poi dichiarato inammissibili le questioni sull'analoga esclusione delle imprese collegate ad Aspi e quelle concernenti l'obbligo della concessionaria di far fronte alle spese di ricostruzione del Ponte e di esproprio delle aree interessate. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane. Autostrade per l'Italia, nel corso di questi due anni, ha supportato in ogni modo la realizzazione del nuovo viadotto sul Polcevera facendosi carico della totalità delle spese di demolizione e costruzione. Le risorse complessivamente stanziate per Genova, sotto forme di indennizzi e sostegno a cittadini e imprese, sono superiori ai 600 milioni di euro". E' quanto afferma la società in un comunicato. Aspi - prosegue la nota - ha realizzato un profondo e radicale cambiamento del suo management e di tutti i suoi processi aziendali. Entro il 2023 la società investirà 2 miliardi di euro in spese di manutenzione e cura della rete, di cui 550 milioni di euro nel solo 2020. Ad oggi sono attivi oltre 300 cantieri di manutenzione sulla rete nazionale. Attività possibili grazie al finanziamento di 900milioni di euro messo a disposizione dalla Capo Gruppo Atlantia,poiché lo scorso gennaio Aspi, a causa dell'art. 35 del Dl Milleproroghe, ha subito un downgrade del proprio rating a livello "spazzatura" che ha bloccato di fatto l'accesso al credito della società".
Fonte: RaiNews24
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