Israele tiene in stato di fermo 480 attivisti pro-palestina catturati durante il blitz di ieri mattina contro la flottiglia di aiuti umanitari diretti a Gaza. In 48, secondo quanto riporta la radio pubblica, sono stati espulsi dal Paese. Le persone trattenute sono in
custodia nella prigione di Ashdod, mente gli espulsi sono stati accompagnati all’aeroporto Ben Gurion per essere imbarcati sui voli diretti nei rispettivi Paesi. Intanto, il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunito a New York per oltre 12 ore per esaminare l’attacco israeliano alla flottiglia di pacifisti per Gaza, ha chiesto un’inchiesta e il rilascio degli attivisti e delle loro imbarcazioni. In una dichiarazione sull’intervento israeliano nei confronti dei pacifisti diretti a Gaza, l’Onu domanda un’inchiesta «rapida, imparziale, credibile e trasparente». Gli Stati Uniti «stanno lavorando per accertare i fatti e sono convinti che Israele condurrà una inchiesta esauriente e credibile». Lo afferma il Dipartimento di Stato dopo un colloquio telefonico tra il segretario di Stato Hillary Clinton e il ministro della difesa israeliano Ehud Barak. Secondo il Dipartimento di Stato l’incidente di ieri sottolinea il bisogno di procedere rapidamente con negoziati che portino ad una pace complessiva nella regione. Nel corso del suo intervento, il vice ambasciatore Usa alle Nazioni Unite Alejandro Wolff ha dichiarato che gli aiuti trasportati dalla flottiglia avrebbero dovuto ricevere l’ok dai meccanismi internazionali istituiti in virtù dell’embargo israeliano a Gaza.
Via: La Stampa
Foto: Tgcom24
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