Ruba 6 milioni ai clienti Carige e sparisce all'estero

Il sindaco di Capo d’Orlando ha sollecitato la Procura di Patti a disporre un sequestro cautelativo di 6 milioni nei confronti della banca Carige, a tutela dei clienti truffati da Fabrizio Ingemi, il bancario fuggito all’estero il 26 febbraio scorso con 6 milioni trafugati dai conti
corrente di alcuni clienti. «La vergogna più grande - scrive il sindaco di Capo d’Orlando, Enzo Sindoni, in una lettera alla Procura - è che a quasi quattro mesi dalla prima denuncia, nessuno dei clienti della banca abbia ancora ricevuto un euro. C’è gente che di questi soldi ha vitale bisogno. La Carige da parte sua continua nella politica del rinvio, nascondendosi dietro accertamenti che avrebbero in realtà richiesto solo pochi giorni per essere compiuti e facendosi scudo dei tempi necessari all’autorità giudiziaria per il completamento delle indagini». Intanto la polizia, che la scorsa settimana ha ottenuto un mandato di cattura per truffa e furto, continua le ricerche per tentare di ritrovare il bancario sparito che, secondo gli inquirenti, sarebbe rifugiato all’estero. La direzione di Carige replica: «La banca sta collaborando all’indagine che presenta aspetti molto complessi». Collaborazione nata sin dall’inizio della vicenda con la denuncia dell’ammanco. Mandato di cattura per Fabrizio Ingemi, il bancario messinese considerato responsabile di ingenti ammanchi presso la banca Carige di Capo d’Orlando dove lavorava come impiegato. Il provvedimento, con le contestazioni di truffa e furto ai danni di un centinaio di correntisti, è stato siglato dal gip di Patti Maria Pina Scolaro su richiesta del pubblico ministero Alessandro Lia. Alla luce del nuovo provvedimento la polizia, che da febbraio indaga sulla clamorosa scomparsa, ha effettuato diverse perquisizioni sia a capo D’Orlando nell’abitazione di Ingemi che a Messina alla ricerca di qualche elemento che possa tornare utile alle indagini. Fabrizio Ingemi è scomparso improvvisamente lo scorso 26 febbraio dopo essere stato convocato a Palermo nella sede dell’istituto di credito.

Fonte: Il Secolo XIX

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