L'Europa sospende l'embargo sulle armi ai ribelli, ma lo fa dopo una discussione combattuta durata 13 ore e con un compromesso: anche se il divieto di rifornire di armi è caduto, nessuno dei 27 Paesi ne consegnerà almeno per i prossimi due mesi. "E' stato difficile per molte nazioni - ammette William Hague ministro degli esteri della gran Bretagna sostenitrice della fine dell'embargo - per questo la discussione è durata a lungo. Ma io penso che sia la decisione giusta". "Anche se noi non abbiamo intenzione di mandare attualmente le armi in Siria - precisa - questo ci dà la possibilità di rispondere in futuro se la situazione continuerà a deteriorarsi e peggiorare". La paura per il fronte del no guidato da Austria e sostenuto da Repubblica Ceca, Finlandia, Olanda e Svezia è che le armi finiscano in mani sbagliate. "Noi vediamo solo una soluzione politica in Siria attraverso al diplomazia - sottolinea Hague - ma questo manda un messaggio davvero forte dall'Europa al regime di Assad e mostra cosa pensiamo della brutalità e dei suoi crimini". I ministri hanno invece deciso di mantenere in vigore le sanzioni applicate negli ultimi due anni contro il regime del presidente siriano Bashar al-Assad. Mentre il regime ha già comunicato la sua disponibilità a partecipare alla Conferenza di pace Ginevra 2.
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