Dopo quasi due anni d'indagine, la Guardia di Finanza di Palermo, sotto la direzione ed il coordinamento della Procura del capoluogo siciliano, ha messo fine alle attività di un'agguerrita organizzazione criminale che per diversi mesi ha
danneggiato gravemente numerose imprese che hanno fatto transitare le proprie merci, destinate al mercato siciliano o all'estero, per il porto di Palermo, rendendosi responsabile di furti e rapine in serie, anche a mano armata, a furgoni e autoarticolati. Circa 100 finanzieri hanno dato esecuzione a 21 ordinanze di custodia cautelare, di cui 20 in carcere e 1 agli arresti domiciliari, con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla perpetrazione di numerosi reati quali, sequestro di persona a scopo di rapina, rapina aggravata, furto aggravato, ricettazione e traffico di prodotti contraffatti; altre 6 persone sono indagate nell'ambito della stessa operazione. La pianificazione dei colpi avveniva per la massima parte all'interno del porto di Palermo, dove uno dei capi della banda, fratello di un boss mafioso della cosca di "Borgo Vecchio", monitorava arrivi e partenze dei carichi più interessanti da depredare. L'organizzazione era molto attiva anche nel piazzamento sul mercato palermitano di prodotti contraffatti, di cui si approvvigionava in Campania da soggetti napoletani pluripregiudicati, di cui almeno uno vicino alla Camorra.
danneggiato gravemente numerose imprese che hanno fatto transitare le proprie merci, destinate al mercato siciliano o all'estero, per il porto di Palermo, rendendosi responsabile di furti e rapine in serie, anche a mano armata, a furgoni e autoarticolati. Circa 100 finanzieri hanno dato esecuzione a 21 ordinanze di custodia cautelare, di cui 20 in carcere e 1 agli arresti domiciliari, con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla perpetrazione di numerosi reati quali, sequestro di persona a scopo di rapina, rapina aggravata, furto aggravato, ricettazione e traffico di prodotti contraffatti; altre 6 persone sono indagate nell'ambito della stessa operazione. La pianificazione dei colpi avveniva per la massima parte all'interno del porto di Palermo, dove uno dei capi della banda, fratello di un boss mafioso della cosca di "Borgo Vecchio", monitorava arrivi e partenze dei carichi più interessanti da depredare. L'organizzazione era molto attiva anche nel piazzamento sul mercato palermitano di prodotti contraffatti, di cui si approvvigionava in Campania da soggetti napoletani pluripregiudicati, di cui almeno uno vicino alla Camorra.
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