Un clan mafioso catanese capeggiato dalla moglie di un boss detenuto e ramificato nel Nord Italia e in Germania è stato colpito con 27 arresti nell'operazione "Prato verde" della Dia, condotta in collaborazione con il Bka tedesco. L'ordinanza di custodia cautelare,
eseguita nelle province di Catania, Siracusa, Milano, Torino e in Germania, contesta a vario titolo i reati di associazione mafiosa, estorsioni, traffico di stupefacenti, porto illegale di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L'indagine - coordinata dalla Dda di Catania - ha riguardato il gruppo mafioso operante nella piana di Catania e nei quartieri periferici del Pigno e di Librino e riconducibile al boss Orazio Privitera, esponente di spicco del clan Cappello. La donna aveva ereditato la reggenza del clan dall'arresto del marito e l'esercitava impartendo ordini, mantenendo i collegamenti fra il marito ed i singoli associati, imponendo il pagamento di somme a titolo estorsivo nonché sostenendo le spese legali per gli associati attraverso una cassa comune alimentata con i proventi delle estorsioni, dell'imposizione delle "guardianie" nei terreni e dello sfruttamento di terreni agricoli da cui sono stati tratti enormi vantaggi economici frutto del fraudolento accaparramento di erogazioni pubbliche a fondo perduto da parte dell'Agea per oltre 1,5 milioni di euro.
eseguita nelle province di Catania, Siracusa, Milano, Torino e in Germania, contesta a vario titolo i reati di associazione mafiosa, estorsioni, traffico di stupefacenti, porto illegale di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L'indagine - coordinata dalla Dda di Catania - ha riguardato il gruppo mafioso operante nella piana di Catania e nei quartieri periferici del Pigno e di Librino e riconducibile al boss Orazio Privitera, esponente di spicco del clan Cappello. La donna aveva ereditato la reggenza del clan dall'arresto del marito e l'esercitava impartendo ordini, mantenendo i collegamenti fra il marito ed i singoli associati, imponendo il pagamento di somme a titolo estorsivo nonché sostenendo le spese legali per gli associati attraverso una cassa comune alimentata con i proventi delle estorsioni, dell'imposizione delle "guardianie" nei terreni e dello sfruttamento di terreni agricoli da cui sono stati tratti enormi vantaggi economici frutto del fraudolento accaparramento di erogazioni pubbliche a fondo perduto da parte dell'Agea per oltre 1,5 milioni di euro.
Nessun commento:
Posta un commento