La morte di Marco Pantani, a dieci anni e mezzo di distanza è di nuovo un caso aperto, anzi riaperto come l'indagine per omicidio che il procuratore capo di Rimini Paolo Giovanogli, ha deciso di avviare dopo aver letto le 55 pagine dell'esposto presentato settimana scorsa dall'avvocato della
famiglia Pantani Antonio De Renzis, in cui si torna a quel 14 febbraio 2004 per analizzare quanto accaduto nel residence "Le Rose" sul lungomare di Rimini. La tesi è chiara, la famiglia l'ha sostiene da oltre un decennio: Pantani quella mattina nella stanza D5 non è semplicemente morto per overdose di cocaina, ma è stato ucciso e le indagini svolte nelle settimane successive, non soltanto sono state lacunose e troppo affrettate, a cominciare dal fatto che sulla scena del delitto nella stanza di Marco, non sono mai state prese le impronte digitali ma sarebbero state indirizzate da subito verso l'ipotesi della morte per cause accidentali, evitando di approfondire addirittura occultando dettagli e non solo che avrebbero invece portato quantomeno a valutare l'ipotesi dell'omicidio, invece le cose andarono diversamente. Ora si ricomincia a indagare sulle basi di un esposto, quello della famiglia Pantani basato principalmente sulla contro autopsia svolta dal professor Avato, già protagonista della riapertura del caso Bergamini. Secondo Avato la morte del "pirata" è da collegarsi ad un evento procurato non accidentale [...]
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