Rabbia e polemiche per la sentenza della corte di Cassazione sul processo Eternit che ha annullato senza rinvio la condanna a 18 anni per disastro ambientale per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, perché il reato è prescritto. Il manager era rimasto l'unico imputato del maxi
processo contro l'azienda Eternit per le migliaia di decessi causati da tumori avvenuti nei comuni piemontesi in cui l'impresa aveva i suoi stabilimenti. La sentenza della Cassazione ha annullato anche tutti i risarcimenti ai parenti delle vittime. "Non bisogna demordere, non è una assoluzione. Il reato c'è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi" ha commentato il pm Raffaele Guariniello, mentre il premier Matteo Renzi ha annunciato l'intenzione di cambiare le regole del processo e della prescrizione: "Ci sono dei dolori che non hanno tempo", ha detto. Il processo Eternit è iniziato nel 2009. Il reato di disastro ambientale doloso si prescrive in 12 anni e mezzo: tempo già scaduto secondo il pg Francesco Iacoviello (lo stabilimento di Casale è stato chiuso nel 1986), mentre la tesi dei giudici di primo grado è che continui finché continuano i decessi. Dato che il mesotelioma pleurico ha un tempo di latenza di diversi decenni tra quando la fibra si deposita nel polmone e quando il tumore può svilupparsi, secondo questa tesi il disastro è ancora in corso.
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