Un lieto fine nell'avventura di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, i due italiani detenuti dal 2010 nel carcere indiano di Varanasi con l'accusa di omicidio e scagionati dalla Suprema Corte di New Delhi. Tornati in Italia dopo quasi 5 anni ad accoglierli all'aeroporto Malpensa c'erano parenti
e amici, tra abbracci e applausi. Poche parole da Tommaso apparentemente sereno: "Quando uno è apposto con se stesso può affrontare qualsiasi cosa. Penso che questa sia la forza che abbiamo avuto noi due è stata questa qua. Fateci tornare a casa perché troppo tempo". Cosa farai adesso? "Adesso festeggiamo, sono in mano di tutta questa combriccola qua". Tommaso, 31 anni di Albenga ed Elisabetta, torinese di 42, sono stati arrestati nel febbraio del 2010 dopo che il loro compagno di viaggio, il fidanzato della donna, si era sentito male in albergo ed era morto prima di arrivare in ospedale. La polizia accusò i due di aver strangolato l'amico per motivi passionali, ma per la difesa invece, la vittima era morta per una crisi asmatica. L'esame dell'accusa si basava su un'autopsia condotta da un oculista e rivelatasi poco ortodossa e lacunosa. Il ministero degli Esteri italiano ha ricordato di aver "seguito negli anni con grande attenzione la vicenda, mantenendo un costante rapporto di collaborazione e dialogo con le autorità indiane e con le famiglie dei due connazionali".
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