I palombari del Comsubin della Marina Militare hanno definitivamente bloccato l'accesso alle stive del relitto della "Laura C", la nave mercantile affondata nel 1941 davanti alle acque di Capo D'Armi, in provincia di Reggio Calabria, col suo carico di
5 mila tonnellate di materiale bellico, tra cui 1.500 tonnellate di tritolo. Esplosivo che, come emerso nel corso di diverse indagini negli anni scorsi, di tanto in tanto la 'ndrangheta ha prelevato per i propri scopi criminali. Si è trattato di un'operazione delicata, hanno spiegato il prefetto di Reggio Calabria e il procuratore capo del capoluogo calabrese. Non è stato possibile avere una stima dell'esplosivo rimasto e questo, quindi, non consente alla Procura della Repubblica e alla Prefettura di Reggio Calabria di calcolare quanto tritolo sia ancora in possesso della 'ndrangheta e se le cosche reggine abbiano ne ceduto una parte ad altre organizzazioni criminali. Con il coordinamento della Prefettura e d'intesa con il procuratore, i subacquei del Comsubin, nei mesi di settembre e ottobre con l'appoggio di una nave cacciamine della Marina Militare, sono stati impegnati nella complessa operazione alla profondità di oltre 50 metri, rimuovendo il materiale esplosivo ancora accessibile, tra cui munizioni e una quantità imprecisata di tritolo, e mettendo in sicurezza l'accesso alle stive del relitto.
5 mila tonnellate di materiale bellico, tra cui 1.500 tonnellate di tritolo. Esplosivo che, come emerso nel corso di diverse indagini negli anni scorsi, di tanto in tanto la 'ndrangheta ha prelevato per i propri scopi criminali. Si è trattato di un'operazione delicata, hanno spiegato il prefetto di Reggio Calabria e il procuratore capo del capoluogo calabrese. Non è stato possibile avere una stima dell'esplosivo rimasto e questo, quindi, non consente alla Procura della Repubblica e alla Prefettura di Reggio Calabria di calcolare quanto tritolo sia ancora in possesso della 'ndrangheta e se le cosche reggine abbiano ne ceduto una parte ad altre organizzazioni criminali. Con il coordinamento della Prefettura e d'intesa con il procuratore, i subacquei del Comsubin, nei mesi di settembre e ottobre con l'appoggio di una nave cacciamine della Marina Militare, sono stati impegnati nella complessa operazione alla profondità di oltre 50 metri, rimuovendo il materiale esplosivo ancora accessibile, tra cui munizioni e una quantità imprecisata di tritolo, e mettendo in sicurezza l'accesso alle stive del relitto.
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