Tripoli, italiani rimasti uccisi in sparatoria: liberi gli altri due ostaggi

Sono stati liberati questa mattina a Sabrata i due operai italiani ancora in mano all'Isis. I due tecnici sono riusciti a sfondare da soli la porta principale della casa in un cui erano tenuti prigionieri nella parte nord-ovest della città libica, liberandosi così dalla prigionia di un
gruppo affiliato all'Isis.  La Farnesina ha confermato che Pollicardo e Calcagno non sono più nelle mani dei loro rapitori, si trovano ora sotto la tutela del Consiglio militare di Sabrata e sono in buona salute. In mattinata, fonti del ministero degli Esteri avevano detto che i due connazionali erano nelle mani della polizia locale. Pollicardo e Calcagno erano stati rapiti in Libia nel luglio del 2015 insieme a Fausto Piano e Salvatore Failla, rimasti uccisi mercoledì a Sabrata, a ovest di Tripoli. Solo ieri il sottosegretario con delega all'intelligence Marco Minniti, citando informazioni degli 007 sul terreno, aveva assicurato che i due italiani "sono vivi". E questa mattina il presidente del Copasir, il senatore leghista Stefano Stucchi, ha detto ai microfoni di Rai News 24: "È arrivata la notizia anche a me, ma devo ancora confermarla con l'intelligence". E ha aggiunto: "Avevamo sempre detto che l'importante era riportarli a casa vivi". Entrambi dipendenti della Bonatti di Parma Gino Pollicardo, ha 55 anni, è sposato con due figli, è ligure e vive a Fegina, nelle Cinque Terre (La Spezia). Il collega Filippo Calcagno, è di Piazza Armerina (Enna), ha 65 anni, ed ha girato il mondo come tecnico dell'Eni prima di lavorare per la Bonatti. È sposato e ha due figlie. Resta da verificare la dinamica che ha portato all'uccisione degli altri due connazionali. Secondo quanto appreso negli ambienti giudiziari di piazzale Clodio, gli ostaggi sarebbero stati uccisi mentre stavano per essere trasferiti da un covo all'altro.

Immagine: Alarabiya

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