Roma, ok da governo su riforma penitenziaria: non è svuota carceri

Via libera del Consiglio dei ministri alla riforma dell'ordinamento penitenziario che allargherà la possibilità di accedere alla misure alternative al carcere per i detenuti. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il testo ora dovrà tornare alle
commissioni parlamentari per l'ultimo vaglio. La riforma dell'ordinamento penitenziario, ha spiegato il ministro Orlando, "serve ad abbattere la recidiva. Attualmente vengono spesi ogni anno quasi 3 miliardi di euro per l'esecuzione penale, eppure abbiamo il tasso di recidiva più alto d'Europa". Dalle statistiche, infatti, di cui il ministero della Giustizia ha tenuto conto nell'elaborazione della riforma, emerge che per chi espia la pena in carcere vi è recidiva nel 60,4% dei casi, mentre per coloro che hanno fruito di misure alternative alla detenzione il tasso di recidiva è del 19%, ridotto all'1% per quelli che sono stati inseriti nel circuito produttivo. Il provvedimento, un decreto attuativo, rafforza e amplia le misure alternative al carcere, superando automatismi e preclusioni, tranne che per i condannati per delitti di mafia e terrorismo. Una previsione importante riguarda poi il regime di semilibertà, con la possibilità di accedere a tale istituto da parte dei condannati all'ergastolo (tranne che per mafia e terrorismo), dopo che abbiano correttamente fruito di permessi premio per almeno 5 anni consecutivi, nuovo presupposto alternativo a quello dell'espiazione di almeno 20 anni di pena. Possibile sospensione della pena, anche residua, fino a 4 anni, per accedere all'affidamento in prova, come avallato anche da una recente pronuncia della Corte Costituzionale. Attenzione particolare viene data alla socialità del detenuto, con attività comuni, studio, lavoro e anche lo svago, nonché all'alimentazione per i reclusi, estendendo i requisiti del vitto, rispetto a quanto attualmente previsto, in modo da soddisfare le esigenze delle diverse "culture" e "abitudini" alimentari. Viene consentito l'uso delle tecnologie informatiche all'interno del carcere, anche per i contatti con la famiglia, ad esempio, attraverso l'utilizzo di email e dei colloqui via Skype.

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