Nei procedimenti per violenza sessuale, atti sessuali con minorenni e prostituzione minorile, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell'indagato. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, precisando che si possono applicare
misure cautelari alternative se vengono raccolti elementi specifici dai quali risulti che le esigenze cautelari siano comunque soddisfatte. La Corte Costituzionale ha così dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 275 del codice di procedura penale. A partire dal 2009, con l'approvazione da parte del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale, non era consentito al giudice (salvo che non vi fossero esigenze cautelari) di applicare, per i tre delitti sessuali al vaglio della Corte Costituzionale, misure cautelari diverse e meno afflittive della custodia in carcere alla persona raggiunta da gravi indizi di colpevolezza. La Consulta ha ora ritenuto la norma in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione e ha detto sì alle alternative al carcere "nell'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure". "Non esiste e non possiamo accettare una 'classifica della brutalità': per noi, cioè coloro che hanno scritto ed approvato questa legge, chi violenta una donna o, peggio, un bambino deve filare dritto in carcere, senza scusanti, da subito". Lo ha detto il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, commenta la sentenza della Consulta. "L'intervento della Corte è giustificazionista, lontano dal sentire dei cittadini, e, purtroppo, ci allontana, sebbene di poco, dalla strada verso il rigore e la tolleranza zero contro i crimini sessuali che questa maggioranza ha intrapreso sin dall'inizio della legislatura", sottolinea il ministro. La decisione della Consulta di prevedere misure alternative alla detenzione in carcere per reati sessuali su minorenni ''preoccupa'' Telefono Rosa. ''Mi chiedo - afferma la presidente Gabriella Carnieri Moscatelli - se in un momento in cui scorre sangue a fiotti per le donne, oggetto di violenza, se persone che si macchiano di questi reati debbano essere rimessi in giro. Come ci cauteliamo?''. Sottolineando che la decisione della Corte Costituzionale dovrà essere approfondita, la presidente dell'associazione impegnata contro la violenza alle donne sostiene che ''se queste persone sono in carcere, ci sara' pure un motivo. Mi preoccupa soprattutto il caso in cui ad essere autore della violenza sia un familiare. In questo caso, come si puo' pensare ad esempio di far stare un padre o un fratello che hanno abusato della figlia o della sorella agli arresti domiciliari? Devo leggere la sentenza - aggiunge Carnieri Moscatelli - ma comunque mi preoccupa soprattutto perché arriva in un momento di violenze fuori controllo contro le donne. Credo questo sia pericoloso''.
misure cautelari alternative se vengono raccolti elementi specifici dai quali risulti che le esigenze cautelari siano comunque soddisfatte. La Corte Costituzionale ha così dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 275 del codice di procedura penale. A partire dal 2009, con l'approvazione da parte del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale, non era consentito al giudice (salvo che non vi fossero esigenze cautelari) di applicare, per i tre delitti sessuali al vaglio della Corte Costituzionale, misure cautelari diverse e meno afflittive della custodia in carcere alla persona raggiunta da gravi indizi di colpevolezza. La Consulta ha ora ritenuto la norma in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione e ha detto sì alle alternative al carcere "nell'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure". "Non esiste e non possiamo accettare una 'classifica della brutalità': per noi, cioè coloro che hanno scritto ed approvato questa legge, chi violenta una donna o, peggio, un bambino deve filare dritto in carcere, senza scusanti, da subito". Lo ha detto il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, commenta la sentenza della Consulta. "L'intervento della Corte è giustificazionista, lontano dal sentire dei cittadini, e, purtroppo, ci allontana, sebbene di poco, dalla strada verso il rigore e la tolleranza zero contro i crimini sessuali che questa maggioranza ha intrapreso sin dall'inizio della legislatura", sottolinea il ministro. La decisione della Consulta di prevedere misure alternative alla detenzione in carcere per reati sessuali su minorenni ''preoccupa'' Telefono Rosa. ''Mi chiedo - afferma la presidente Gabriella Carnieri Moscatelli - se in un momento in cui scorre sangue a fiotti per le donne, oggetto di violenza, se persone che si macchiano di questi reati debbano essere rimessi in giro. Come ci cauteliamo?''. Sottolineando che la decisione della Corte Costituzionale dovrà essere approfondita, la presidente dell'associazione impegnata contro la violenza alle donne sostiene che ''se queste persone sono in carcere, ci sara' pure un motivo. Mi preoccupa soprattutto il caso in cui ad essere autore della violenza sia un familiare. In questo caso, come si puo' pensare ad esempio di far stare un padre o un fratello che hanno abusato della figlia o della sorella agli arresti domiciliari? Devo leggere la sentenza - aggiunge Carnieri Moscatelli - ma comunque mi preoccupa soprattutto perché arriva in un momento di violenze fuori controllo contro le donne. Credo questo sia pericoloso''.
pero il MALE DELL'ITALIA SIAMO GLI ULTRAS!!!!l italia dovrebbe svegliarsi,invece di far finta di non sapere,perche tutti sappiamo tutto solo che parliamo solo di cio che ci conviene ovviamente GLI ULTRAS CRIMINALI,PEDOFILI E STUPRATORI NO!GRAZIE ITALIA
RispondiElimina