Beni per oltre 1,2 milioni di euro sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia di Agrigento all'imprenditore Giuseppe Capizzi, 46 anni, indicato come elemento di spicco della mafia agrigentina. In particolare Capizzi appartiene alla famiglia
mafiosa di Ribera, e suo padre, Simone, è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, commesso nel 1992. Guazzelli era stato incaricato dal procuratore di Agrigento di indagare sulla partecipazione dell'onorevole Calogero Mannino al matrimonio del figlio del boss di Siculiana, Gerlando Caruana. I beni confiscati comprendono un'impresa agricola, appezzamenti di terreno, un fabbricato e un negozio di abiti da cerimonia. Giuseppe Capizzi attualmente è detenuto per una condanna definitiva. L'uomo, inoltre, sarebbe stato protagonista di un conflitto con Giuseppe Grigoli, considerato il referente economico di Matteo Messina Denaro, e legato a delle forniture alimentari ai supermercati gestiti da Grigoli. Su questa lite fu chiesto addirittura all'ex capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano di intervenire per trovare una soluzione. Oltre alle indagini tecniche ed alle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, di assoluto rilievo sono stati a tal proposito i "pizzini" sequestrati a Bernardo Provenzano.
mafiosa di Ribera, e suo padre, Simone, è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, commesso nel 1992. Guazzelli era stato incaricato dal procuratore di Agrigento di indagare sulla partecipazione dell'onorevole Calogero Mannino al matrimonio del figlio del boss di Siculiana, Gerlando Caruana. I beni confiscati comprendono un'impresa agricola, appezzamenti di terreno, un fabbricato e un negozio di abiti da cerimonia. Giuseppe Capizzi attualmente è detenuto per una condanna definitiva. L'uomo, inoltre, sarebbe stato protagonista di un conflitto con Giuseppe Grigoli, considerato il referente economico di Matteo Messina Denaro, e legato a delle forniture alimentari ai supermercati gestiti da Grigoli. Su questa lite fu chiesto addirittura all'ex capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano di intervenire per trovare una soluzione. Oltre alle indagini tecniche ed alle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, di assoluto rilievo sono stati a tal proposito i "pizzini" sequestrati a Bernardo Provenzano.
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