Il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu sono stati assolti dall'accusa di favoreggiamento aggravato a cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano. Una sentenza arrivata dopo sette ore e mezzo
di camera di consiglio, più di cento udienze, cinque anni di dibattimento e oltre novanta testi tra accusa e difesa. Mori e Obinu sono stati assolti perché "il fatto non costituisce reato". ''Vergogna!'', qualcuno ha gridato nell'aula alla lettura della sentenza. Tra il pubblico, oltre ai giornalisti, era presente un gruppo di appartenenti del cosiddetto 'popolo delle agende rosse' di Salvatore Borsellino. Per la difesa è "una sentenza che pone fine a cinque anni di massacro mediatico che rende onore a delle persone per bene che hanno sempre fatto il loro dovere. Una sentenza che fa anche giustizia delle calunnie che gli hanno rivolto - ha aggiunto l'avvocato Basilio Milo - Una sentenza coraggiosa, non perché non vi fossero gli elementi per assolverli, coraggiosa per i condizionamenti costanti che hanno animato questo processo". Amareggiati e pronti ad impugnare la sentenza, i pm. "Non condividiamo questa sentenza di assoluzione e la impugneremo, ma la rispettiamo", ha detto il pm Antonino Di Matteo. "E' inutile negarlo, siamo tutti amareggiati...", gli fa eco il Procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi. Il Tribunale non ha ritenuto attendibile Massimo Ciancimino, da qui la decisione di trasmettere gli atti del processo con le dichiarazioni di Ciancimino jr e del colonnello Michele Riccio in Procura. ''Bisogna vedere il ragionamento che hanno fatto i giudici per ritenere non credibili Riccio e Ciancimino - ha aggiunto Teresi - lo spiegheranno nelle motivazioni".
Via: Adnkronos
Foto dal video
di camera di consiglio, più di cento udienze, cinque anni di dibattimento e oltre novanta testi tra accusa e difesa. Mori e Obinu sono stati assolti perché "il fatto non costituisce reato". ''Vergogna!'', qualcuno ha gridato nell'aula alla lettura della sentenza. Tra il pubblico, oltre ai giornalisti, era presente un gruppo di appartenenti del cosiddetto 'popolo delle agende rosse' di Salvatore Borsellino. Per la difesa è "una sentenza che pone fine a cinque anni di massacro mediatico che rende onore a delle persone per bene che hanno sempre fatto il loro dovere. Una sentenza che fa anche giustizia delle calunnie che gli hanno rivolto - ha aggiunto l'avvocato Basilio Milo - Una sentenza coraggiosa, non perché non vi fossero gli elementi per assolverli, coraggiosa per i condizionamenti costanti che hanno animato questo processo". Amareggiati e pronti ad impugnare la sentenza, i pm. "Non condividiamo questa sentenza di assoluzione e la impugneremo, ma la rispettiamo", ha detto il pm Antonino Di Matteo. "E' inutile negarlo, siamo tutti amareggiati...", gli fa eco il Procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi. Il Tribunale non ha ritenuto attendibile Massimo Ciancimino, da qui la decisione di trasmettere gli atti del processo con le dichiarazioni di Ciancimino jr e del colonnello Michele Riccio in Procura. ''Bisogna vedere il ragionamento che hanno fatto i giudici per ritenere non credibili Riccio e Ciancimino - ha aggiunto Teresi - lo spiegheranno nelle motivazioni".
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