La guardia di Finanza di Catanzaro ha smantellato una maxi truffa - basata sull'assunzione di falsi braccianti agricoli e stimata in circa tre milioni di euro - ai danni del bilancio nazionale, in particolare dell'Inps, e di quello comunitario. Sono - riferisce una nota - ben
464 le persone denunciate, 459 delle quali in quanto falsi braccianti. Gli altri cinque rappresentano il gruppo dirigente della truffa: tra questi un imprenditore agricolo e un consulente sono stati arrestati. Le indagini hanno infatti ricostruito che due aziende agricole del Lametino, di fatto gestite dallo stesso gruppo familiare, acquisivano terreni in comodato (anche con persone ignare o addirittura decedute) al fine di giustificare il notevole fabbisogno di manodopera che emergeva dalla falsa assunzione di centinaia di braccianti agricoli. Quest'ultimi, a loro volta, facevano risultare migliaia di giornate lavorative necessarie all'ottenimento di vari trattamenti previdenziali ed assistenziali. Le ditte ingannavano, poi, gli stessi falsi braccianti dai quali intascavano spesso le quote di contributi senza poi versarli all'Inps. Tra i beni cautelati figurano anche una porsche, 13 fabbricati di cui un capannone adibito a frantoio, 35 appezzamenti di terreno, 15 veicoli (autovetture, autocarri e veicoli speciali), diversi mezzi agricoli, nonché disponibilità finanziarie rinvenute presso istituti di credito, il cui valore complessivo è in corso di stima.
464 le persone denunciate, 459 delle quali in quanto falsi braccianti. Gli altri cinque rappresentano il gruppo dirigente della truffa: tra questi un imprenditore agricolo e un consulente sono stati arrestati. Le indagini hanno infatti ricostruito che due aziende agricole del Lametino, di fatto gestite dallo stesso gruppo familiare, acquisivano terreni in comodato (anche con persone ignare o addirittura decedute) al fine di giustificare il notevole fabbisogno di manodopera che emergeva dalla falsa assunzione di centinaia di braccianti agricoli. Quest'ultimi, a loro volta, facevano risultare migliaia di giornate lavorative necessarie all'ottenimento di vari trattamenti previdenziali ed assistenziali. Le ditte ingannavano, poi, gli stessi falsi braccianti dai quali intascavano spesso le quote di contributi senza poi versarli all'Inps. Tra i beni cautelati figurano anche una porsche, 13 fabbricati di cui un capannone adibito a frantoio, 35 appezzamenti di terreno, 15 veicoli (autovetture, autocarri e veicoli speciali), diversi mezzi agricoli, nonché disponibilità finanziarie rinvenute presso istituti di credito, il cui valore complessivo è in corso di stima.
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