Quando il piccolo imprenditore brindisino ha chiesto aiuto a quelle persone "insospettabili", non immaginava di essersi messo nelle mani di veri e propri criminali specializzati nel prestare soldi a strozzo. Alla fine, dopo aver subito minacce e botte per essere "incoraggiato" a restituire i soldi con un tasso di interesse che oscillava tra il 200 e il 350 percento, l'uomo li ha denunciati. Nei giorni scorsi, al termine dell'operazione "Sanguisuga", gli uomini della Squadra mobile di Brindisi, su ordinanza di custodia del Gip presso la Dda di Lecce, hanno arrestato quattro uomini, due di 73 anni, uno di 74 e l'ultimo di 52. Sono accusati di usura ed estorsione, con l'aggravante dal metodo mafioso. Infatti era come dei veri e propri mafiosi che gli indagati agivano. Tutti originari e residenti nel brindisino, i quattro "colletti bianchi" erano stati interpellati singolarmente dall'imprenditore, che in totale aveva avuto in prestito circa 200mila euro. Ma a causa degli altissimi tassi di interesse, quei soldi erano diventati una cifra insopportabile per lui. Dopo aver tentato invano di far fronte ai pagamenti, e dopo aver subito vessazioni di ogni genere nel tentativo di "convincerlo" a pagare, l'imprenditore si è rivolto alla polizia, denunciando i suoi aguzzini. Era il 19 luglio 2013, e da quel momento sono iniziate le indagini della Mobile. Interminabili appostamenti, pedinamenti, incrocio di dati e accertamenti patrimoniali hanno portato gli investigatori a far luce sulle attività di usura ed estorsione poste in essere dagli arrestati. A sostegno di quanto riferito dal denunciante sono stati sequestrati decine di assegni e matrici trovati in possesso dei presunti usurai. L'inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia perché si sospetta che le attività illegali siano finalizzate a favorire un'associazione di tipo mafioso. Su questo aspetto le indagini sono ancora in corso.
Fonte: Polizia di Stato
Foto dal web
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