Per gli ambientalisti una sentenza storica, dopo anni di battaglie, per il Giappone una netta sconfitta. Pur "profondamente deluso", l'impero del sol levante rispetterà la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia che obbliga Tokyo a cessare le attività di
caccia alla balena nell'Antartico. "Siamo dispiaciuti per la decisione. In quanto Paese che rispetta lo stato di diritto e membro responsabile della comunità internazionale, il Giappone rispetterà la sentenza della Corte" ha dichiarato il capo di gabinetto
Suga. Secondo molti, questa decisione manda un messaggio chiaro ai governi di tutto il mondo, gli occhi sono ora puntati sul Giappone affinché rispetti la sentenza. Un risultato importante ma
Geert Vons, direttore di Sea Shepherd, invita a tenere alta la guardia. "La sentenza non protegge automaticamente le specie a rischio di estinzione. Esiste il pericolo che con un programma per la ricerca scientifica costruito un pò meglio, dal Giappone o da un altro Paese, la caccia alle balene possa riprendere" ha detto Geert Vons. La sentenza della corte dell'Aia è vincolante e non può essere appellata. Il caso era stato sollevato nel 2010 dall'Australia, che aveva denunciato il Giappone di fronte ai magistrati dell'Aia nel tentativo di bloccare un'attività commerciale, mascherata da spedizione scientifica. Secondo i dati di Canberra, dal 1988 il Giappone ha macellato oltre 10mila cetacei.
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