associazione mafiosa. Di Dio, dopo essere uscito di galera nel 2003, aveva avviato la sua ascesa criminale diventando in un paio d'anni punto di riferimento per Cosa nostra nell'hinterland calatino. Dalle attività d'indagine svolte è emerso il rapporto esistente tra Di Dio ed alcuni politici locali che, all'epoca, ricoprivano importanti cariche in ambito provinciale e regionale; tra cui quello con Fausto Fagone e Antonino Sangiorgi, esponenti politici palagonesi, all'epoca rispettivamente deputato alla Assemblea Regionale Siciliana e consigliere alla Provincia di Catania, ritenuti referenti politici di Cosa Nostra e, pertanto, condannati il primo a 12 anni di reclusione ed il secondo a 10 anni. Tutto nasce dalla indagini avviate dai Carabinieri nei confronti di Vincenzo Aiello, allora rappresentante provinciale della famiglia mafiosa. Il Ros decideva, a partire dal 2006, di monitorare anche Rosario Di Dio per approfondire quanto acquisito nel corso dell'indagine Dionisio, nell'estate del 2003. I beni confiscati sono 49 immobili, 11 disponibilità finanziarie, 10 mezzi, 4 aziende e 1 quota di partecipazione societaria.
L'ordine pubblico è inteso come garanzia di pace e tranquillità. In tal senso assume un valore di sicurezza collettiva.
Mafia, confisca di beni per 12,5 mln euro a boss di Ramacca - video
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