Un buco da circa 100 milioni di dollari, causato da 2 incidenti, avvenuti in rapida successione che hanno provocato la morte di 521 persone, potrebbe essere fatale alla compagnia Malaysian Airlines, a rischio fallimento. Così circa 20mila dipendenti potrebbero
perdere il lavoro. Lo scorso 8 marzo, nei cieli dell'Oceano Indiano, il volo MH370 spariva nel nulla mentre era in rotta tra Kuala Lumpur e Pechino e a distanza di quasi 5 mesi di ricerche, ancora non ne sono stati rivenuti i resti. Solo poche settimane dopo, il 17 luglio, un altro aereo della stessa compagnia precipitava sopra l'Ucraina, probabilmente abbattuto da un missile lanciato da separatisti filo-russi. Due colpi fatali per l'assetto finanziario e l'affidabilità del vettore, fondato nel 1972 che pure, fino ad oggi, aveva goduto di un'ottima reputazione. Inevitabile il calo di prenotazioni che ha portato il principale investitore, il fondo pubblico Khazanh Nasional, ad annunciare che rileverà il rimanente 30% della Malaysian Airlines, apportando tuttavia drastici tagli alla flotta di oltre 100 velivoli e al personale. E riprenderanno a fine settembre le ricerche del volo MH370. L'Australia e la Malaysia hanno sottoscritto un accordo per rafforzare la collaborazione nelle ricerche sottomarine. Intanto, secondo le ultime informazioni raccolte dagli analisti, sarebbe necessario spostare la ricerca ancora più a sud.
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