Sono passati esattamente dieci anni dalla scomparsa di Denise Pipitone e il caso resta ancora un giallo. Tante le piste seguite invano che ad oggi non hanno ancora portato a far luce sulla vicenda. Una vicenda che inizia il 1 settembre del 2004 a Mazara del Vallo, in
provincia di Trapani. Mancano pochi minuti a mezzogiorno e la nonna di Denise sta preparando il pranzo. Ma quando l'anziana donna esce di casa, in via Domenico La Bruna per chiamare la nipotina di quattro anni, che gioca fuori con i cuginetti, non la trova. Immediata la denuncia ai carabinieri e le ricerche. Tutta l'Italia si mobilita per il piccolo angelo di 4 anni: le segnalazioni si moltiplicano. Ognuna viene vagliata, analizzata, studiata. Perché anche il più piccolo particolare può rivelarsi utile, fondamentale. La mamma, Piera Maggio, intanto, non si arrende. L'importante è fare rumore. E così ad uno ad uno i giornali, le emittenti tv, i convegni e le piazze parlano di lei: della bimba castana dai grandi occhi scuri con una cicatrice appena sotto l'occhio. Nell'ottobre del 2005 le indagini sembrano imboccare la pista giusta. Una speranza arriva da un filmino girato con un videotelefono da una guardia giurata davanti a una banca di Milano. Nei pochi fotogrammi una bambina, Danas, in compagnia di una donna rom. Quelle immagini fanno il giro dell'Italia, rimbalzano da una tv all'altra. Mamma Piera giura: "E' lei Denise". Gli investigatori, però, sono cauti. Le segnalazioni si susseguono: la bimba viene vista a Cremona, a Verona, a Bologna. Poi fuori dai confini italiani. Ma gli accertamenti danno ogni volta esito negativo: quelle bambine non sono Denise Pipitone. E' il maggio del 2005 quando la pista della vendetta familiare trova nuovo impulso. Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise, all'epoca dei fatti 17enne, viene iscritta nel registro degli indagati.
Fonte: Adnkronos
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