La storia del rapimento di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo continua a seminare polemiche. E' stato presentato, alla Corte dei Conti, l'esposto con il quale il Codacons chiede di fare luce sulla vicenda del loro rapimento. Ne dà notizia con una nota la stessa
associazione di consumatori. Dopo aver manifestato "grande e legittima soddisfazione per l'avvenuta liberazione delle due ragazze italiane", il Codacons ritiene "necessario e doveroso - si legge nell'esposto - che venga accertato se una qualunque fonte di finanziamento pubblico sia stato investito per riportare le due ragazze a casa e in caso affermativo di che importo trattasi. Non si può non evidenziare come, di fondo, le stesse Greta e Vanessa, nonché l'associazione onlus "Rose di Damasco" per cui lavoravano le due operatrici lombarde, abbiano potenzialmente esposto loro stesse e l'intero Stato italiano a una situazione di rischio e difficoltà coscientemente con la loro volontaria presenza in un paese in gravi condizioni in cui imperversa la guerra civile e con una pesante presenza di terrorismo". "Contropartite ci sono sempre quando uno riesce a liberare ostaggi, ma non sempre sono di tipo economico (...)", afferma il presidente del Copasir Giacomo Stucchi a Sky TG24, riferendosi all'ipotesi che sia stato pagato un riscatto. La cifra di 12 milioni di euro circolata, aggiunge, "mi sembra esagerata dal tipo di informazioni che io ho. Se si fosse pagato quel riscatto sarebbe inaccettabile". In ogni caso le due giovani cooperanti sequestrate in Siria, "sono state molto avventate e sprovvedute. Non ci si reca in quelle zone senza attenzione, neanche le organizzazioni di professionisti ci vanno (...) Le conseguenze poi non sono solo economiche, ma si impiegano risorse e uomini in territori delicatissimi che mettono a repentaglio la loro sicurezza", precisa Stucchi.
associazione di consumatori. Dopo aver manifestato "grande e legittima soddisfazione per l'avvenuta liberazione delle due ragazze italiane", il Codacons ritiene "necessario e doveroso - si legge nell'esposto - che venga accertato se una qualunque fonte di finanziamento pubblico sia stato investito per riportare le due ragazze a casa e in caso affermativo di che importo trattasi. Non si può non evidenziare come, di fondo, le stesse Greta e Vanessa, nonché l'associazione onlus "Rose di Damasco" per cui lavoravano le due operatrici lombarde, abbiano potenzialmente esposto loro stesse e l'intero Stato italiano a una situazione di rischio e difficoltà coscientemente con la loro volontaria presenza in un paese in gravi condizioni in cui imperversa la guerra civile e con una pesante presenza di terrorismo". "Contropartite ci sono sempre quando uno riesce a liberare ostaggi, ma non sempre sono di tipo economico (...)", afferma il presidente del Copasir Giacomo Stucchi a Sky TG24, riferendosi all'ipotesi che sia stato pagato un riscatto. La cifra di 12 milioni di euro circolata, aggiunge, "mi sembra esagerata dal tipo di informazioni che io ho. Se si fosse pagato quel riscatto sarebbe inaccettabile". In ogni caso le due giovani cooperanti sequestrate in Siria, "sono state molto avventate e sprovvedute. Non ci si reca in quelle zone senza attenzione, neanche le organizzazioni di professionisti ci vanno (...) Le conseguenze poi non sono solo economiche, ma si impiegano risorse e uomini in territori delicatissimi che mettono a repentaglio la loro sicurezza", precisa Stucchi.
Fonte: Codacons
Via: SkyTg24
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