Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa perchè all'epoca dei fatti il reato "non era sufficientemente chiaro". Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. Il periodo a cui si riferisce la sentenza è il decennio
compreso tra il 1979 e il 1988. Lo Stato italiano deve versare all'ex numero due del Sisde 10mila euro per danni morali. "Ventitrè anni devastati non potrà restituirmeli nessuno. Così come i 10 anni trascorsi in carcere", ha commentato Contrada. La difesa di Contrada ha presentato due mesi fa la quarta domanda di revisione del processo, udienza fissata a giugno. "La sentenza di Strasburgo sarà un'altro elemento per ottenere la revisione della condanna", ha detto l'avvocato Giuseppe Lipera, legale dell'ex numero due del Sisde. Già nel 2014 Contrada ricevette un verdetto positivo a Strasburgo. La Corte decise che aveva trascorso in prigione 9 mesi di troppo. Il suo stato di salute, incompatibile con il regime carcerario, avrebbe dovuto indurre i giudici di sorveglianza a concedergli gli arresti domiciliari che invece gli erano stati negati per 7 volte, tra il 2007 e il 2008. La storia giudiziaria di Bruno Contrada affonda le sue radici negli anni '90. Fu inquisito subito dopo le stragi di mafia del '92, sulla base delle dichiarazioni di alcuni pentiti con l'accusa di essere stata una sorta di "V colonna" [...]
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