Prima operazione americana sul terreno coronata dal successo nella guerra all'Isis. Un leader jihadista che svolgeva le funzioni di "emiro del petrolio" del Califfato, è stato ucciso in un'operazione delle truppe speciali nell'Est della Siria. Il blitz ha
portato anche alla cattura della moglie e di una donna irachena tenuta in schiavitù. L'annuncio è stato dato dal Pentagono, mentre la Casa Bianca ha affermato che "gli Stati Uniti continueranno al fianco degli alleati iracheni nello sforzo volto a distruggere l'Isis". Ma per il momento i miliziani dello Stato islamico rimangono più che mai all'offensiva: a Palmira attivisti locali anti-regime siriano hanno pubblicato un video che mostra un jihadista issare il vessillo dell'Isis su un edificio. In Iraq invece l'esercito iracheno ha fatto confluire ingenti rinforzi verso Ramadi, dove ieri l'Isis si è impadronito di alcuni quartieri centrali e del compound del governo. Non particolarmente conosciuto al di fuori della ristretta cerchia degli esperti di anti-terrorismo, Abu Sayyaf era il responsabile del contrabbando di petrolio e gas naturale con cui il movimento ultra-radicale si finanzia, oltre a esercitare un ruolo "diretto e in costante crescita" nella direzione delle operazioni militari dell'Isis. Durante l'operazione è stata catturata la moglie del dirigente jihadista, un'irachena identificata come Umm Sayyaf.
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