I giudici della Corte d'Assise di Bergamo hanno condannato Massimo Bossetti, imputato per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, alla pena dell'ergastolo. La sentenza è arrivata dopo oltre 10 ore di camera di consiglio. A Bossetti, che
è stato interdetto da tutti gli uffici, è stata tolta anche la podestà genitoriale. I giudici non hanno applicato l'isolamento diurno per sei mesi, unitamente all'ergastolo, come chiesto, invece, dal pm. Bossetti, che ha accolto la sentenza senza commentare, è stato anche condannato al risarcimento danni per la famiglia della vittima: quattrocentomila euro ad ognuno dei due genitori di Yara, 150mila euro per ciascuno dei tre fratelli. Dovrà inoltre pagare le spese per i due avvocati della famiglia, diciottomila ciascuno. Il muratore di Mapello è stato invece assolto dall'accusa di calunnia nei confronti del collega, per la quale la Pm aveva chiesto 5 anni e quattro mesi di reclusione. Bosetti, al termine della sua dichiarazione spontanea prima della camera di consiglio, aveva ribadito la sua innocenza: "Ricordatevi che se mi condannate sarà il più grande errore giudiziario di questo secolo" aveva detto. Il suo avvocato difensore dopo la lettura della sentenza ha annunciato ricorso: "Non è una sentenza definitiva. È il primo step di una battaglia lunghissima. Certamente faremo ricorso". La mamma di Yara: "Ora sappiamo chi è stato, anche se siamo consapevoli che Yara non ce la riporterà indietro nessuno". Un'inchiesta complessa senza eguali nel mondo, un processo in cui la prova scientifica, il test del Dna, è stata protagonista assoluta. Dopo quasi quattro anni di indagine raccolte in 60 faldoni e un dibattimento lungo 45 udienze con decine di testimoni.
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