Il boss di Cosa nostra, Totò Riina, è morto alle 3,37 di venerdì 17 novembre. Il padrino è deceduto all'ospedale di Parma dove era ricoverato da giorni in stato di coma dopo aver subito due interventi chirurgici. Capo indiscusso della mafia siciliana, era stato
arrestato il 15 gennaio 1993, e da allora viveva detenuto in regime di 41-bis. Proprio ieri, il 16 novembre, aveva compiuto 87 anni. Riina era malato da anni, ma negli ultimi tempi le sue condizioni erano peggiorate tanto da indurre i legali a chiedere un differimento di pena per motivi di salute. Istanza che il tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto a luglio. Ieri, quando ormai era chiaro che le sue condizioni erano disperate, il ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario col boss. Con la morte di Totò Riina si chiude per sempre un'epoca: quella dei "corleonesi", dal nome del paese di Corleone di cui il clan era originario. Il padrino ha costituito per oltre mezzo secolo un binomio indissolubile con Bernardo Provenzano e formato, insieme a Lelouca Bagarella, quel "triumvirato" che ha governato Cosa nostra, portandola nel terzo millennio. Abbandonanti cioè i campi dell'entroterra siciliano, la mafia di Riina ha infiltrato i tavoli dei grandi appalti miliardari di opere pubbliche, sviluppato grossi traffici internazionali di droga, e sferrato gli attacchi frontali e sanguinari allo Stato in quella che è passata alla storia come "strategia stragista" del biennio 1992-1993. "Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene, tuo Salvo" il commento che il figlio del "capo dei capi" ha scritto sulla sua pagina Facebook. Il post, che aveva ottenuto 500 like, è poi stato rimosso.
Vie: AskaNews | SkyTg24 | AdnKronos
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